Verso una migliore governance economica dell’eurozona? La Analytical Note dei “quattro presidenti”

Nel corso della riunione informale dei membri del Consiglio europeo tenutasi lo scorso 12 febbraio, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha presentato una Analytical Note intitolata “Preparing for Next Steps on Better Economic Governance in the Euro Area”, contestualmente pubblicata sul sito internet della Commissione.

Il documento, redatto dallo stesso Juncker in stretta cooperazione con Donald Tusk, Jeroen Dijsselbloem e Mario Draghi – presidenti, rispettivamente, del Consiglio europeo (nonché dell’Euro Summit), dell’Eurogruppo e della Banca centrale europea –, trae origine dall’invito formulato ai “quattro presidenti” il 24 ottobre 2014 dall’Euro Summit. In quell’occasione, i capi di Stato e di governo dei Paesi dell’area euro avevano auspicato la prosecuzione del lavoro teso a sviluppare meccanismi concreti «for stronger economic policy coordination, convergence and solidarity», consegnando al presidente della Commissione, in collaborazione con gli altri tre presidenti citati, il compito di preparare i passi successivi verso una migliore governance economica dell’area euro. Il “mandato” in questione era stato in seguito confermato, il 18 dicembre 2014, dal Consiglio europeo, che aveva altresì fissato a giugno 2015 il momento della discussione finale del rapporto dei “quattro presidenti”, sulla scorta di un documento preliminare – la Analytical Note, appunto – da esaminare nella riunione informale dei capi di Stato e di governo del febbraio 2015.

Nonostante la scarsissima attenzione dedicata dai media, anche specializzati, a questo passaggio istituzionale, probabilmente in ragione dell’acceso dibattito sviluppatosi intorno agli altri temi affrontati nei giorni scorsi dalle istituzioni dell’Unione, quali la lotta al terrorismo, la situazione in Ucraina e la trattativa con la Grecia in merito all’estensione del programma di assistenza finanziaria, diversi sono gli aspetti della Analytical Note che appaiono significativi.

In primo luogo, il documento ricorda sinteticamente le caratteristiche e i limiti dell’Unione economica e monetaria (UEM), nonché della relativa architettura istituzionale, definita “unica” a causa della ben nota asimmetria tra politica monetaria e politiche economiche e fiscali. È sottolineato come, peraltro, l’euro non sia soltanto una moneta comune, ma anche un progetto politico, che ha dato origine ad una «community of destiny» tra i diciannove Stati che l’hanno adottato. In tale contesto, il successo di un’unione monetaria non può che derivare dalla possibilità di trarne vantaggi maggiori rispetto a quelli conseguibili senza prendervi parte.

In secondo luogo, muovendo dalla considerazione in base alla quale svariate criticità dell’assetto istituzionale dell’UEM sarebbero emerse nel corso dell’attuale crisi economico-finanziaria, la Analytical Note prende in esame le cause e l’andamento di quest’ultima, con l’ausilio di grafici e di dati, che avvalorerebbero l’esistenza, da un lato, di un significativo divario tra gli obiettivi e la struttura della governance dell’UEM e, dall’altro, di una persistente difficoltà di adottare e rispettare politiche comuni.

Con riguardo, poi, alle proposte concrete verso un’Unione economica e monetaria autentica e approfondita, il documento mette in luce l’importanza di porre in essere una strategia effettiva per la crescita dell’eurozona, nell’ambito del “triangolo virtuoso” formato da riforme strutturali, investimenti e responsabilità di bilancio. In previsione del rapporto finale da presentare a giugno di quest’anno, il documento individua una serie di domande, che affrontano diverse questioni controverse, tra le quali si segnalano: la possibilità di creare nuove istituzioni comuni ai soli Stati membri dell’eurozona; l’eventualità di rafforzare il coordinamento in merito alle riforme strutturali, nonché in relazione alla governance economica e fiscale; la ricerca di una maggiore legittimazione nell’ambito dell’UEM.

Con riferimento alle prospettive di lungo periodo, la Analytical Note contiene un espresso richiamo al rapporto dei “quattro presidenti” del 26 giugno 2012 (c.d. “Rapporto Van Rompuy”, redatto dall’allora presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, in stretta cooperazione con i presidenti della Commissione europea, dell’Eurogruppo e della BCE), i cui contenuti, come noto, sono stati poi ripresi nella relazione finale del 5 dicembre 2012, nonché alla comunicazione “Un piano per un’Unione economica e monetaria autentica e approfondita – Avvio del dibattito europeo” adottata dalla Commissione nel novembre dello stesso anno.

Rispetto al “Rapporto Van Rompuy”, la Analytical Note si differenzia innanzitutto per il ruolo di primo piano affidato al presidente della Commissione, in luogo del presidente del Consiglio europeo, ciò che può forse essere interpretato come indice di un’evoluzione degli equilibri tra le istituzioni dell’Unione. Resta ferma, invece, la significativa assenza del presidente del Parlamento europeo, delle cui indicazioni Juncker si è, peraltro, impegnato a tenere conto (cfr. p. 8, nota 1). Inoltre, la Analytical Note pare contrassegnata da un’impostazione maggiormente interlocutoria, sempre rispetto al “Rapporto Van Rompuy”, ponendo le questioni più problematiche in forma interrogativa, nel tentativo di dare origine ad un vero e proprio dibattito, fondato su un dialogo efficace con tutti gli Stati membri, ivi inclusi, dunque, quelli notoriamente contrari ad un incremento delle prerogative dell’UEM.

In attesa di poter valutare i risultati del dibattito avviato dai “quattro presidenti”, non può che accogliersi con favore la ricerca di strumenti per migliorare l’attuale struttura istituzionale dell’UEM, pur restando da chiarire la direzione verso cui intende orientarsi l’Unione europea in ordine ai rapporti tra gli Stati dell’area euro e gli altri Stati membri.


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