Parlamento europeo e Consiglio raggiungono un’intesa sul progetto di bilancio 2015 e sugli interventi rettificativi al bilancio 2014.

Il Parlamento europeo (PE) nella seduta plenaria del 17 dicembre ha approvato il bilancio dell’UE per il 2015 e i progetti rettificativi per il 2014. I testi sono il frutto di un compromesso tra la posizione del PE, determinato a subordinare la discussione sul bilancio 2015 al pagamento delle fatture in sospeso, e quella del Consiglio, deciso ad una forte riduzione delle spese. L’intesa è stata raggiunta a fatica, sulla base di un secondo progetto di bilancio presentato dalla Commissione (COM(2014)0723) il 27 novembre 2014 dopo il fallimento della primo progetto, sul quale non si è raggiunta una mediazione neppure nell’ambito del comitato di conciliazione (C. Sanna). L’accordo raggiunto è costituito dai progetti di bilancio rettificativo nn. 3-8/2014, per un importo complessivo di 49,8 milioni di euro in stanziamenti d’impegno e un importo aggiuntivo di 3.529,6 milioni di euro di nuove risorse in stanziamenti di pagamento, dal bilancio dell’Unione per il 2015 fissato a 145.321,5 milioni di euro in stanziamenti d’impegno e a 141.214,0 milioni di euro in stanziamenti di pagamento nonché sei dichiarazioni comuni e tre dichiarazioni unilaterali. Sono stati previsti aumenti dei pagamenti nel bilancio 2014 per una serie di linee fino all’importo di 4,2 miliardi di euro, di cui 3.168,2 milioni di euro saranno resi disponibili attraverso la mobilitazione del margine per imprevisti per il 2014 e tali somme riguardano soprattutto la rubrica in cui è principalmente concentrato il problema delle fatture non pagate a fine esercizio. Il Consiglio ha accettato di cancellare i tagli di 521,9 milioni di euro inizialmente proposti e di aggiungere  170,7 milioni di euro agli stanziamenti d’impegno nonché di 95 milioni di euro per Horizon 2020, COSME, Erasmus e aiuti umanitari, nel bilancio 2015. L’importo di 88.8 miliardi di euro, derivante dalle sanzioni alle imprese che hanno violato il diritto comunitario della concorrenza, sarà parzialmente utilizzato per ridurre gli arretrati: mentre il PE chiedeva d’impiegare l’intera somma per pagare le fatture inevase, gli Stati membri hanno consentito d’imputare 3.53 miliardi del totale per questo scopo mentre hanno voluto canalizzare il resto nei propri bilanci nazionali. La Commissione, tuttavia, si è impegnata a presentare un piano per liquidare le fatture arretrate non pagate dalla fine del 2013 per un totale di 23.4 miliardi di euro che, secondo le stime della stessa Commissione, raggiungerà i 25 miliardi di euro entro la fine del 2014. Negli ultimi anni i negoziati di bilancio tra PE e Consiglio sono divenuti sempre più problematici. Le difficoltà derivano in particolare dai pagamenti arretrati che anziché essere considerati come una conseguenza degli impegni giuridici sottoscritti durante l’esercizio o durante gli esercizi precedenti (cfr. in tal senso l’art, 10, par. 3, del regolamento che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione) diventano l’oggetto del negoziato laddove quest’ultimo dovrebbe essere diversamente inteso come uno strumento per individuare le priorità politiche negli impegni di bilancio. Il problema è d’altro canto collegato all’attuale sistema di finanziamento del bilancio UE costituito principalmente da una percentuale del gettito IVA degli Stati membri e dal prelievo sul Prodotto nazionale lordo (PNL) mentre entrate dilunga inferiori derivano dai prelievi agricoli e dai dazi doganali, considerate le vere risorse proprie.  Il versamento dei primi due contributi è normalmente sottoposto all’approvazione dei parlamenti nazionali ed in questa fase ogni Stato cerca di calcolare la differenza tra quanto dà all’Unione e quanto riceve da essa in termini di sussidi, versando così il netto all’UE (M. Galvani). La necessità di riformare il sistema della risorse proprie ha indotto nel febbraio del 2014  ad istituire un gruppo di alto livello, presieduto dall’ex premier italiano Mario Monti, coadiuvato da alcuni membri del PE, tra cui Guy Verhosfadt (ex premier belga e leader dell’ALDE), membri della Commissione e del Consiglio cui è stato affidato il compito di studiare nuove formule per finanziare il bilancio europeo, senza introdurre nuovi oneri per gli Stati membri.


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